COVID-19: LA SCELTA “CORAGGIOSA” DELLA SVEZIA
Era stato Boris Johnson per primo in Europa a parlare di “immunita’ di gregge”, attirandosi le critiche della stragrande maggioranza della comunità scientifica internazionale. Ma al di la delle dichiarazioni apparenti, è stata poi la Svezia l’unico paese al mondo a non effettuare il lockdown e dopo alcuni mesi dall’inizio dell’epidemia, adesso fa il bilancio . Guardando i numeri, la scelta strategica svedese sembra non aver premiato affatto: si superano difatti i 4mila decessi per Covid-19 , dove il numero delle vittime della malattia, in rapporto alla popolazione, è il più alto fra i paesi scandinavi, ma è anche quello più alto al mondo. Secondo Our World in Data, la Svezia ha avuto 6,25 morti al giorno per milioni di abitanti la scorsa settimana, la Gran Bretagna 5,75 morti per milione, il Belgio 4,6, la Francia 3,49 e l’Italia 3. Secondo il Financial Times, la Svezia ha il più alto tasso di
mortalità pro capite in questa fase dell’epidemia: ha superato Gran Bretagna, Italia e Belgio. Sebbene la Svezia sia stata meno colpita nella fase iniziale dell’epidemia, i numeri della scorsa settimana riguardanti i decessi pro capite testimoniano quindi un netto sorpasso rispetto a tutto il resto del continente. Il rapporto coi paesi vicini che hanno imposto il lockdown è poi imbarazzante: in Svezia sono morte 380 persone per milioni di abitanti, in Norvegia 43, in Danimarca 96 e in Finlandia 55, secondo il Worldometer. Come se non bastasse, ( quanto alla strategia dell’immunità di gregge) la percentuale di persone a Stoccolma che ha sviluppato gli anticorpi al virus pare sia di appena il 7,3 per cento.
Di certo il comportamento della Svezia rispetto alla maggior parte dei Paesi del mondo è stato piuttosto sui generis. Le stesse autorità svedesi hanno rilasciato costantemente interviste in cui hanno dichiarato che la scelta nasce da un approccio culturale completamente diverso: non dimentichiamo che storicamente le popolazioni nordeuropee hanno dovuto affrontare situazioni estreme come le grandi migrazioni scandinavo-germaniche o le imprese marinare vichinghe dando prova della loro forza.
Ma questo approccio coraggioso se non ha dato i risultati sperati nella gestione del virus sotto il profilo sanitario, non lo è stato probabilmente neanche da un punto di vista economico. Il giornale Expressen del 22 maggio 2020 infatti riferisce che Lars Calmfors, professore emerito di economia internazionale, ha affermato che ” in realtà non è affatto certo che la strategia di lasciare aperte molte aziende salverà l’economia”. Inoltre il Professore inoltre prevede uno scenario piuttosto triste sul rapporto debito / PIL svedese, in quanto i risultati di quest’anno potrebbero far arrivare la Svezia dove era nel 1993, quando la crisi finanziaria degli anni ’90 ha colpito maggiormente. In realtà il rifiuto da parte del governo di piegarsi al lockdown attuando cambiamenti nello stile di vita e nella gestione dell’economia , è stato percepito diversamente anche dalle stesse persone che evidentemente hanno reagito con più cautela di quanto non si aspettasse. Difatti molte persone hanno deciso di rimanere a casa comunque con la mobilità che è solo leggermente superiore rispetto ad altri paesi scandinavi. Persone che escono meno sono anche persone che acquistano meno, con una prevalenza di circolazione di moneta legata essenzialmente all’acquisto di beni di prima necessità. Attualmente, a corollario di quanto detto , l’indice azionario principale svedese è messo peggio (a fine aprile -19%) di quelli di Norvegia e Danimarca (rispettivamente -9% e -6%) e più vicino a quello finlandese (-24%).
Nonostante l’alto numero dei morti e il pressing sul governo perché abbandoni l’approccio “morbido” alla gestione dell’epidemia, Stefan Löfven, il premier socialdemocratico, ha detto che la strategia scelta per fermare l’epidemia ( persone incoraggiate a lavorare da casa se possono, ma scuole, ristoranti e negozi aperti ) darà frutti ma nel lungo periodo. Ma per le sorprese potrebbero non finire qua: la scelta di non chiudersi quando tutti erano chiusi, potrebbe avere un’ulteriore effetto – un isolamento da parte delle altre nazioni in vista delle vacanze estive: già Cipro, Danimarca, Norvegia e Finlandia infatti si preparano a tenere chiuse le frontiere con la Svezia mentre allentano la stretta con il resto d’Europa.
Noemi Maria Cognigni